Mazara del Vallo e’ una citta’ che colpisce. Colpisce perche’ e’ genuina. Ci abbiamo passato solo un giorno ma abbiamo scoperto molte cose.
Per prima cosa e’ una citta’ di chiese. Noi stessi abbiamo dormito nell’ostello annesso al convento delle monache di clausura benedettine, la cui chiesa e’ particolare per le grate in legno nella parte alta poste perche’ le monache potessero seguire la messa senza essere viste. Il custode dell’ostello sa essere un’ottima guida sulla storia delle monache e della loro vita di clausura e sulla storia della chiesa. La mattina indossa il grembiule e prepara la colazione per gli ospiti: caffe’ di mokka, cereali, yogurt, succo d’arancia ed i dolci fatti a mano dalle monache per finanziarsi.
Siamo anche riusciti a visitare la cattedrale, nel bel mezzo di un matrimonio, che incanta con i sui stucchi e dipinti. La chiesa per l’occasione era decorata con fiori e nastri e con signore eleganti dai grandi cappelli che cercavano di rinfrescarsi con dei ventagli bianchi distribuiti a tutti gli invitati come fossero un’anteprima delle bomboniere.
Mazara del Vallo is a city that shock you. It shocks you because it is genuine. We stayed there just one day but we discovered so many things.
First thing it is a city full of churches. We actually stayed in an hostel part of a convent of cloistered benedictine nuns with a very unique church with grids in its upper part to enable the nuns to follow the mass without being seen. The guardian of the hostel is a very good guide for all that concern the convent. In the morning he wears an apron and prepares the breakfast: coffee done with the coffee machine, cereals, yogurt, orange juice and home made cookies done by the nuns.
We were also able ti visit the cathedral, with amazing paintings and stucco. There was a wedding in the church and it was full of flowers and well- dressed ladies, all of them with big hats and fans. The fans were distributed to all the guests as a way to fight the hot weather and they looked like a first part of the wedding bonbonniere .
Cercando informazioni per il cinema all’aperto siamo finiti in un teatro molto particolare. Piccolo piccolo , e’ un teatro costruito con il legno delle vecchie navi del porto. Il soffitto stesso e’ una nave rovesciata. I posti non sono molti, nessun problema per trova i biglietti in loggione, e l’ acustica e’ molto buona. La custode ci ha fatto fare un giro di tutto il teatro compreso il palcoscenico e i dietro le quinte. Gentilissima ci ha consigliato, sapendo che alloggiavamo all’ostello del convento di clausura, di andare alla messa domenicale per assaporare la devozione e la serenita’ delle monache. A sorpresa poi abbiamo incontrato una coppia di turisti di Verona. Il signore da giovane faceva la comparsa all’arena. Una carriera teatrale stroncata dal suo rifiuto di tagliarsi i baffi per esigenze di scena!!
Searching for information for the open-air cinema we finished in a small, but unique, theater. A theater build with the wood of hold ships. The ceiling itself is done with an upside-down ship. There are very few places and the sound there is amazing. Thanks to the guard we were able to visit all the theater, even the stage and the backstage. Once she knew we were sleeping at the benedictine convent she advised us to go to the mass the following day to enjoy the spirituality and the peace of the prayers of the nuns. We finally met two other tourists from Verona, were the famous arena is placed. The man of the couple was a theater actor when he was young. He cut drastically his career when they ask him to cut his moustache but the reply has been categorically “no”.
Vicino al porto non poteva mancare un salto al mercato del pesce. Qui hanno cercato di venderci qualsiasi tipo di pesce, anche se noi la cucina non ce l’avevamo! Colorito e pittoresco comunque.
Un’attrattiva da non perdere e’ l’attraversamento del fiume con la “chiatta” , un servizio gratuito che permette di passare il fiume per il lato del porto dove si trovano i cantieri navali.
Close to the harbor we passed by the fish market where everyone was trying to sell us everything… even if we had no kitchen where to cook!!! Colored and picturesque anyway. A must-to-do thing is crossing the river with the “chiatta” , a free service to use to pass to the side of the river where all the shipyards are placed.
Con l’immancabile brioche gelato abbiamo poi scoperto una delle sorprese migliori di Mazara: il quartiere della Kasbah e il giro dei vicoli. Questo quartiere e’ abitato dalla comunita’ tunisina, in prevalenza. Anche se i sui trascorsi sono un po’ foschi oggi ci si puo’ passeggiare tranquillamente, dopo un progetto del sindaco per dare nuova vita all’area, tra piastrelle dipinte, cani e gatti e sapori e accenti tunisini. Qui ci siamo fatti una bella chiacchierata con due pescatori provenienti dalla Tunisia che nella Kasbah si sentono a casa. E’ stato bello conversare in una lingua mista tra italiano, francese e dialetto siciliano. Con l’impressione di essere in un punto indefinito tra il mare, l’Italia e la Tunisia a parlare realmente di vita di confine.
With our very good friend, the ice-cream sandwich, we accessed to one of the best surprises in Mazara: the Kasbah neighborhood and its small streets. This part of the city is the home of the Tunisian community. Even if it was not a very safe area in the past, today you can walk across it safe and sound thanks to a recent project to revitalized the area! Here we met two sailors from Tunisi who feel at home in the Kasbah of Mazara. We were able to speak in a mixed language ( italian, french and sicilian dialect ) with the feeling to be in a middle point between the sea, Italy and Tunisia, speaking of how is it to live a life on the border.
Tra le piastrelle piu interessanti di sicuro questa che racconta dell’ Esperanto, la lingua che nasce da un po’ tutte le lingue, simbolo di multietnicita’ e speranza.
Among the tiles that you can find along the small streets, one of the most interesting is for sure the Esperanto’s one . Esperanto is a language born from all the languages symbol of hope and multi-ethnicity.
Ovviamente non potevamo non provare le delizie del posto. In un ristorante tra i vicoletti gestito da una famiglia multietnica (la direttrice dei lavori e’ una signora vestita di nero seduta su una sedia di plastica che dirige il traffico di nipoti camerieri e ospiti affamati) ci siamo presi un ottimo cous cous, speziato e gustoso al punto giusto.
Off course we cannot miss the local cuisine. So we had a perfect cous-cous, tasty and spicy, in a multicultural restaurant run by an old woman in black guiding both the grandchildren/waiters and the hungry tourists to the right table.
Posted by Giovanni
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